Spotify senza pagare, la Cassazione: multa e carcere per i furbetti

Carcere e multe salate per chi utilizza Spotify Premium senza pagare il canone. A stabilirlo è la Corte di Cassazione, che ha condannato a quattro mesi di carcere e duemila euro di multa un utente che aveva utilizzato versioni pirata dell’applicazione musicale per usufruire dei contenuti. D’ora in poi non sono più solo i pirati a pagare per la diffusione fraudolenta di applicazioni crackate, ma anche gli utilizzatori finali, anche in assenza di lucro.

Una sentenza che riguarda gli utenti comuni, come ricostruito dal Corriere della Sera. La sentenza n. 46443/2017 emessa ieri della Corte di Cassazione, ha “confermato il giudizio della Corte d’Appello e la pena di 4 mesi di carcere e 2.000 euro di multa per un soggetto che aveva ‘installato una versione pirata dell’applicazione regolarmente alimentata alla rete LAN domestica e Internet Mobile, così rendendo usufruibili i contenuti musicali in assenza del relativo abbonamento’. La fattispecie è quella del cd. Spotify Premium Hack, per la quale la Corte d’Appello aveva a sua volta confermato quella di primo grado. L’ultimo ricorso dell’imputato è stato ritenuto inammissibile dalla Cassazione, cosa che di fatto conferma la sentenza precedente e obbliga il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di 2.000 euro in favore della Casse delle Ammende.”

Nella sentenza si legge che “la condotta incriminata (è) pacificamente consistita nel ricorrere ad uso privato di applicazioni ad accesso condizionato, e dunque protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso […], senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l’elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone […]’. In pratica non importa come si aggirano i vincoli tecnologici posti dall’app musicalr, quel che conta è il risultato e il fine fraudolento del mancato pagamento del canone”. Risulta dunque chiaro che le modalità con le quali è stato possibile accedere ai contenuti piratati non è rilevante al fine di sanzionare l’utente.