Il triste destino del ragno postino

Oggi parleremo di una tragedia silenziosa, una di quelle cose che interessano a pochi, che non fanno rumore ma che fanno capire quanto l’uomo e la tecnologia possano influire sul destino di ogni organismo attorno a noi.
Questa è la storia di un piccolo ragno cosmopolita, scoperto da un biologo, il Dott. Aslow O. Postin.
Imbattutosi quasi per caso in questo piccolo ospite che abitava nella sua cassetta per le
lettere decise di conoscerlo meglio e la sorte volle che la specie non fosse stata ancora classificata, da qui alla descrizione su una pubblicazione zoologica ungherese il passo fu relativamente breve.
Era un araneide (Araneidae) tessitore e lo chiamò Araneus postaecaelerus. È un aracnide dalle incredibili caratteristiche: nonostante le piccolissime dimensioni (poco meno di un francobollo) riesce, tramite processi ancora non chiariti, a ritardare la maturità sessuale (che solitamente avviene in 8/9 mesi) arrivando a 3 mesi di ritardo biologico che possono divenire 5 nelle popolazioni delle isole adiacenti al suo areale di distribuzione (Europa sud-orientale).
Una vera perla dell’evoluzione. La felicità per la nuova scoperta ha, purtroppo, lasciato ben presto il posto a preoccupazioni sulle sorti di questo piccolo esserino. L’avanzamento della tecnologia sta portando alla sparizione dell’ambiente natural-sinantropico di questo povero ragno: le cassette della posta. L’avvento delle e-mail ha infatti ridotto drasticamente l’utilizzo delle cassette, specialmente quelle in legno o in metallo, che hanno cominciato ad essere rimosse dalle località in cui questo piccolo araneide è diffuso, segnandone così l’inevitabile e grave declino, fino alla quasi estinzione odierna.
Purtroppo, in assenza di un tracciaggio del suo stato attuale (Least Concern per la IUCN) e senza la presa in carico di alcuni provvedimenti, il suo destino sembra tragicamente segnato. Ennesimo esempio di come l’uomo e l’avanzamento tecnologico continuino a consegnare all’estinzione delle vittime silenziose sotto gli occhi, ignari e distratti, di tutti noi.

Alessandro di Giorgio