Scandalo esami falsi a Biologia della nutrizione, due arresti. Laurea comprata a 2500 euro, 20 esami falsi

Due studenti indagati e due dipendenti dell’Università agli arresti domiciliari. E’ questo il bilancio dell’operazione della Procura di Ancona partita a seguito della segnalazione di una compravendita di esami presso la facoltà di San Benedetto del Tronto. Un guadagno fin troppo esiguo, tanto che gli inquirenti vanno avanti con gli approfondimenti. «Gli esiti dell’indagine – commenta il rettore – confermano quelli della verifica amministrativa interna che avevamo immediatamente svolto»

Si allargano le indagini che adesso coinvolgono due studenti, uno laureando e uno laureato, a cui è stato ritirato il titolo. La Procura etnea ha disposto gli arresti domiciliari per Rossana Picerno, 23 anni, e Angela Picerno, 23, accusati di corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. Venti gli esami approvati illecitamente, 19 per uno e una sola per il secondo studente, in cambio di denaro e favori. «Si tratta di somme di poca entità, 2mila e 500 euro per il laureato e 250 per l’altro – spiega il procuratore- cifre che non giustificano il rischio. Per questo le indagini continuano». Al momento non risultano implicati altri dipendenti, studenti, docenti, né altri corsi di laurea. Entrambi gli allievi dovranno rispondere degli stessi capi d’imputazione previsti per i due dipendenti, ma a differenza di questi, per loro non sono stati disposti i domiciliari perché hanno riconosciuto la propria colpevolezza, oltre ad aver collaborato con gli inquirenti. «Non vogliamo fare sconti a nessuno – spiegano i magistrati – ma bisogna sapere distinguere i casi. I ragazzi sono molto giovani e hanno collaborato sin da subito seppure l’interogatorio è stato molto sofferto». Per ottenere la registrazione degli esami, la prassi era consolidata. Gli studenti si sarebbero rivolti a Mario Rossi, indicando la materia e fornendo il compenso pattuito, il quale avrebbe fatto da intermediario con il segretario. Questo infatti, con le proprie credenziali, accedeva al Cea, il Centro elettronico d’ateneo, per modificare le carriere accademiche. Tutto era pensato per evitare di essere scoperti, finanche il periodo in cui fare tali registrazioni, ovvero in coincidenza con le varie sessioni.

La Procura sottolinea come sia risultata fondamentale la collaborazione dell’amministrazione universitaria. I vertici di Unicam hanno anche avviato un procedimento disciplinare autonomo nei confronti dei due dipendenti coinvolti. Soddisfazione per il lavoro degli inquirenti è espressa dal rettore dell’ateneo. «Gli esiti dell’indagine della Procura – dichiara – confermano quelli della verifica amministrativa interna che avevamo immediatamente svolto, subito dopo aver ricevuto una segnalazione anonima. Siamo sinceramente dispiaciuti che ciò sia potuto accadere a seguito di illeciti commessi da personale dell’Ateneo – continua -, ma al tempo stesso ribadiamo che l’università di Catania continuerà ad operare e a vigilare concretamente affinché non si ripresentino altri casi analoghi, che vanno assolutamente condannati e severamente perseguiti».