Tortolì, incendio doloso nel chiosco Babilonia, due morti: le vittime in accordo con il gestore, fermato un parente del titolare. Escluso racket e mafia, è tentata truffa all’assicurazione

Svolta sul caso di Tortolì, con l’arresto questa mattina di un parente del titolare del chiosco Babilonia andato a fuoco due notti fa: secondo gli inquirenti che lo hanno interrogato per tutta la notte, il 47enne di cui non son state rese ancora le generalità, avrebbe incaricato le due vittime, poi morte nel rogo, di appiccare le fiamme per poter truffare l’assicurazione e lucrare così sul premio successivo di rimborso. «Nel corso di un lungo interrogatorio condotto dalla sostituto procuratrice Chiara Bonfadini durante la notte, l’uomo ha ammesso le proprie responsabilità ed è stato sottoposto, nelle prime ore della mattinata, a fermo di indiziato di delitto per danneggiamento seguito da incendio e morte come conseguenza di altro delitto», riporta LaPresse dopo le ultime novità di giornata. A questo punto, gli investigatori escluderebbero ogni eventuale coinvolgimento di racket o legami con la criminalità organizzata di stampo mafioso. A conferma del fatto che vi fosse un accordo con la proprietà del pub di Tortolì, secondo i pm Sergi e Pavonessa sarebbero entrati per appiccare il fuoco utilizzando chiavi originali e dissimulando una normale effrazione per coprire l’inganno. (Notizia in aggiornamento)