In Africa più di 40 milioni di persone soffrono la fame. Le ragioni principali di questo fenomeno sono le guerre e le calamità naturali, come la siccità poiche le coltivazioni dei paesi più povere dipendono proprio dalla quantità di piogge cadute che se inferiori a quelle necessarie non permettono alle piantagioni di crescere anche a causa della bassa fertilità dei terreni. Un problema ancora più grave sono le malattie, sia quelle che sarebbero curabili con medicine comuni, ma troppo care per i paesi poveri, sia le epidemie mortali come l’Aids, che uccidono ogni anno molte più persone di quante ne muoiono per la fame o per le guerre. Per lottare contro questi problemi non sono sufficienti gli aiuti economici e alimentari da parte dei paesi ricchi, ma è necessaria un’azione di sostegno su tutto il territorio, che arrivi anche ai villaggi più sperduti. Molte organizzazioni costruiscono una rete di assistenza medico-sanitaria per le campagne di vaccinazione dei bambini, per il recupero terapeutico dei malnutriti, o per le cure alle donne incinte. Oltre a questi “rimedi di contenimento”, una grandissima importanza è riservata all’istruzione, fondamentale per rendere efficaci le campagne di prevenzione delle malattie e per dare ai più poveri gli strumenti per organizzare il proprio lavoro. La più diretta conseguenza della povertà in Africa è il livello generalmente medio della qualità della vita in termini, per esempio, di disponibilità di beni di consumo. Più in generale, i paesi africani ad eccezione del Sudafrica,le Seychelles e alcuni paesi del Maghreb, Botswana e altri si trovano nelle ultime posizioni del mondo rispetto a parametri come mortalità infantile,aspettativa di vita,istruzione e alfabetizzazione.Anche la penetrazione in Africa non solo di internet, ma in generale delle telecomunicazioni e della tecnologia è ai minimi mondiali. Anche a causa di fattori come la diffusa corruzione politica e le conseguenze del colonialismo, in Africa si osserva spesso una mancanza di correlazione fra la ricchezza di un paese e la qualità della vita dei suoi abitanti, nonché un fortissimo divario fra il benessere di una ristrettissima élite e povertà della maggioranza della popolazione. Per esempio, l’Angola beneficia di un forte afflusso di denaro legato allo sfruttamento delle miniere di diamanti, che però non influisce né in maniera diretta né indiretta sul tenore di vita e la qualità di vita del grosso della popolazione angolana dove il 32 % vive sotto la soglia della povertà, ma negli ultimi anni, con l’aiuto della Cina il paese si sta rialzando dopo un periodo drammatico. I livelli bassi di alfabetizzazione e istruzione scolastica e universitaria perpetuano in certe zone dell’Africa il problema della mancanza di professionisti qualificati in settori chiave come le tecnologie e l’insegnamento, perpetuando la situazione di dipendenza culturale dell’Africa dall’Europa. Gli africani che riescono a ottenere buoni risultati negli studi spesso sono costretti a trasferirsi all’estero per frequentare università più prestigiose o, successivamente, per trovare lavoro.
La debolezza del sistema economico di pochi paesi fa che si assista a un fenomeno di iperinflazione. Il caso più paradigmatico è quello dello Zimbabwe, durato dal 2008 al 2011, ma alti tassi di inflazione si registrano in paesi come Sudan e Repubblica Democratica del Congo, mentre il resto dei paesi africani hanno annullato l’alto tasso d’inflazione.
La disoccupazione è certamente molto diffusa, anche se per la maggior parte delle nazioni mancano stime precise. Le dimensioni del fenomeno si possono comunque valutare considerando che diverse delle grandi città africane possiede in periferia delle baraccopoli abitate principalmente da persone disoccupate o sotto-occupate.