Niente bagno in Po, Trebbia e Nure a Piacenza, il Comune: «Pericolo per la salute»
Il sindaco Dosi ha firmato l’ordinanza che applica il divieto imposto dalla legge regionale e ricorda i pericoli per la salute che possono derivare dalla balneazione nelle zone vietate.
i sapeva ormai da tempo ma ora è ufficiale. Fare il bagno nei fiumi presenti nel territorio di Piacenza è vietato. Il sindaco Paolo Dosi ha firmato stamani l’ordinanza che applica il divieto di balneazione in tutte le acque sul territoriocomunale.
Ilprovvedimento deriva dalla delibera della Giunta regionale dell’aprile scorso nonchè dalla legge emiliano-romagnola in vigore dal 2018, secondo cui sono balneabili unicamente le acque marine e interne citate in un apposito elenco individuato dalla Regione.
L’ordinanza odierna ribadisce come tale elenco non comprenda aree site nel territorio comunale, sottolineando che la balneabilità viene autorizzata a seguito dei monitoraggi condotti da Arpae sull’inquinamento batteriologico delle acque e ricordando i pericoli per la salute che possono derivare dalla balneazione laddove vige il divieto. Nelle prossime settimane verrà apposta la relativa segnaletica informativa.
E’ probabile che numerosi altri comuni della provincia prendano simili provvedimenti se già non lo hanno fatto. Lo scorso anno i sindaci dei comuni che si affacciano sul fiume avevano chiesto – a gran voce – la revoca del divieto regionale, restando però (almeno fino ad oggi) inascoltati. Un peccato perchè toglie la possibilità ai giovani di godere di una tradizione che va avanti da secoli, quella del bagno in Trebbia.
petenti organi di vigilanza sono incaricati di fare osservare l’esecuzione delle ordinanze: ciò significa che i vigili urbani, nonché il personale della Capitaneria di porto, potranno sanzionare gli eventualii trasgressori. Va rammentato che il Codice della Navigazione, all’art. 1164 “Inosservanza di norme sui beni pubblici”, stabilisce che “Chiunque non osserva una disposizione di legge o regolamento, ovvero un provvedimento legalmente dato dall’autorità competente relativamente all’uso del demanio marittimo o aeronautico ovvero delle zone portuali della navigazione interna è punito, se il fatto non costituisce reato, con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1032, 00 a euro 3.098,00”.