Il comunismo, termine derivato da «comune», a sua volta derivato[1] dal latino commūnis («comune», «pubblico» e «che appartiene a tutti», ma anche «neutrale», «imparziale» e «equilibrato»), anch’esso di molteplice significato, è un insieme di idee economiche, sociali e politiche accomunate dalla prospettiva di una stratificazione sociale egualitaria e che presuppone la comunanza dei mezzi di produzione e l’organizzazione collettiva del lavoro, spesso affiancando a questi fondamenti anche opzioni internazionaliste.
Tra i comunisti vi è una notevole varietà di interpretazioni – per lo più, ma non solo – da parte di marxisti, anarchici, cristiani e utopisti con le relative correnti novecentesche, dai trotzkisti, leninisti e maoisti nel marxismo, gli anarco comunisti tra i libertari, i comunisti cristiani e teologi della liberazione tra i credenti religiosi, con frequenti sfumature e commistioni tra i vari indirizzi di pensiero.
Derive dal comunismo in senso proprio sono avvenute in molti contesti, alcune delle quali hanno portato a Stati con sistemi societari di stampo opposto alle basilari ideologie comuniste, quindi a matrice autoritaria anziché egualitaria a dispetto del nome, o nazionaliste in contrapposizione alle fondamenta dello stesso marxismo. Gli esempi spaziano dallo stalinismo totalitario alle derive verso l’economia di mercato dei Paesi post-maoisti con nuovi e sempre più acuti squilibri economici e sociali.